Apre La Stanza di Beppe: un archivio e un osservatorio sui Paesaggi nel Cambiamento

Entriamo nella Stanza di Beppe ascoltando, in radiocuffia, la colonna sonora di “Crollo Nervoso” dei Magazzini Criminali. crollo-nervosoUna sonorità drastica, propria di quella sensibilità patologico-esistenziale che quel gruppo guida della postavanguardia esprimeva al miglior grado, aprendo gli anni 80. Si iniziava, allora, a  parlare di postmoderno e Beppe Bartolucci da illuminato critico teatrale militante ne aveva già anticipato lo spirito. Il mondo stava cambiando, non era ancora arrivata la rivoluzione digitale ma quelle atmosfere performative ne anticipavano l’andamento accellerato. Beppe era un “rabdomante”, trovava segnali di mutamento, li decodificava e li rilanciava, interpretando il nervosismo di una generazione sconfitta nei conflitti rivoluzionari. Altri tempi. Erano i colpi di coda di un Novecento in cui le ideologie stavano tramontando e tirava aria di un nichilismo (mixato con un emergente edonismo metropolitano, un cocktail micidiale) a cui la postavanguardia seppe dare forma.

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Doppio Segno. Un dialogo, scandito “in video”, tra Beppe Bartolucci e Antonio Attisani

In questo report video c’è un incontro importante tra i due maggiori critici teatrali italiani (non solo i “migliori” ma i più coinvolti nelle dinamiche della ricerca) di quel tempo: Beppe Bartolucci e Antonio Attisani.

Ciò avviene a Carpi il 23 febbraio 1985, nell’ambito della rassegna “Confezioni d’avanguardia” promossa dalla Koinè.

Non è un incontro qualsiasi, è un vero format d’innovazione che utilizza un video per scandire le domande ai due protagonisti. Autore del progetto, ovvero la “cornice” in cui si svolge questo evento è Carlo Infante che qualche anno prima aveva pronunciato, per primo, la parola “videoteatro”.

Il titolo di questo evento è “Doppio Segno” ed è pensato per fare di un dialogo tra due maestri dello sguardo teatrale un’occasione performativa e non solo cognitiva. Sono le parole ed i concetti a muoversi, sulla base di una soluzione di performing media che scandisce i tempi del confronto.

La memoria dell’avanguardia: anticorpi per elaborare la mutazione in atto

La memoria è carsica, sprofonda all’improvviso e poi riemerge. Ancor più all’improvviso. Ci piace associarla a questo moto naturale delle cose. E’ il motivo per cui ci riguarda, più della Storia.  Se pensiamo poi alla Storia del Teatro è emblematico questo paradosso: gran parte degli studiosi tratta di esperienze di cui hanno spesso solo letto sui libri, o sui giornali e oggi nel web. Ma è proprio a partire da questo dato che l’attività dei critici militanti, alfieri della postavanguardia, è decisiva per avviare una staffetta delle conoscenze e delle competenze (a partire da quella degli storici nel saper gestire le più diverse risorse documentali).lacittapaginone-3-11-16

Nel merito, pensando a ciò che stiamo avviando con l’Archivio Beppe Bartolucci (“La stanza di Beppe”) ci stiamo rendendo conto di come stia risorgendo questa vena carsica della Memoria dell’Avanguardia(segui il link per seguire l’ipertesto realizzato nel 1995, uno dei primi in Italia), utile non solo per tracciare un percorso storico bensì perché può rilasciare anticorpi (l’avanguardia ha espresso una valenza omeopatica alla complessità del mondo che cambia in velocità) per elaborare la mutazione in atto. Sì, le vie dell’avanguardia hanno aperto le autostrade dell’innovazione. Ne abbiamo le prove. Leggi tutto “La memoria dell’avanguardia: anticorpi per elaborare la mutazione in atto”

Beppe

Giuseppe, detto “Beppe”, Bartolucci, maestro del pensiero critico in ambito teatrale, scrittore raffinato, partigiano e pioniere ispirato della postavanguardia, aveva 73 anni quando nel 1996 ha creato un grande vuoto nel mondo teatrale che s’interroga sulla contemporaneità.
A Fratte Rosa, piccolo comune delle Marche pesaresi dove è nato nel 18 agosto 1923, si sta promuovendo un archivio che non intende essere solo un luogo di memoria documentale ma un punto d’osservazione sulle mutazioni culturali in atto.

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